È Natale ...

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Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è lungo, lo so.

Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. Ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di pecora, impugnare il bastone, e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri profumati di menta.

Per noi ci vuole molto di più che una mezz’ora di strada. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare l’antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù.

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Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so.

Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori. I quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore rumi- nanti tra i dirupi dei monti, e la sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d'oriente

 

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betlemme

Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste … per andare a trovare che?

«Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissi- mi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste … per andare a trovare che?

«Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

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Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so.

Molto più difficile di quanto sia stato per i pastori. Ai quali, perché si mettessero in cammino, bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti.

Per noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad avanzare a tentoni dentro infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio.

Andiamo fino a Betlemme. E’ un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so.

Ma questo, che dobbiamo compiere «all’indietro», è l’unico viaggio che può farci andare «avanti» sulla strada della felicità. Quella felicità che stiamo inseguendo da una vita, e che cerchiamo di tradurre col linguaggio dei presepi, in cui la limpidezza dei ruscelli, o il verde intenso del muschio, o i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti frammenti simbolici che imprigionano non si sa bene se le nostre nostalgie di trasparenze perdute, o i sogni di un futuro riscattato dall’ipoteca della morte.

 

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pecora

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Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.

L’importante è muoversi.

Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro.

E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onni- potenza di Dio.

Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clandestini- tà. A noi il compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.

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Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest’anno ci farà trovare Gesù e, con Lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera.

Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog, privo di segni di morte e illuminato di stelle.

E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.

Don Tonino Bello

 

Dispensario Pediatrico “Santa Marta” Città del Vaticano - Natale 2017

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“Se gli apriremo la nostra casa e non rifiuteremo la Sua presenza, Gesù Bambino ha da offrirci qualcosa di straordinario:

il senso della vita, il gusto dell’essenziale,

il sapore delle cose semplici, la gioia del servizio, lo stupore della libertà, la gioia dell’impegno.” (Don Tonino Bello)

 

Insieme alle Famiglie, ai Bambini, ai Volontari ed alle Suore auguro un Santo Natale di pace e gioia!

 

Suor Antonietta Collacchi F.d.C. Dispensario Pediatrico “Santa Marta” Città del Vaticano - Natale 2017